lunedì 2 agosto 2010

CEMENTIFICIO=INCENERITORE MASCHERATO CHI CI GUADAGNA?

L’ Italia è una Repubblica fondata sul cemento.
Immaginate una betoniera che ne rovescia sulla vostra testa 813 chilogrammi: è il consumo annuo pro capite nel nostro Paese. La realtà è che siamo davvero sommersi dal cemento. La produzione è cresciuta del 44% negli ultimi tredici anni e il boom è destinato a continuare.Con oltre 47 milioni di tonnellate uscite nel 2006 dai nostri cementifici siamo i secondi produttori a livello europeo, dietro la Spagna: grandi opere, nuovi palazzi,strade, ferrovie e centri commerciali, il cemento è ovunque.
Ma cemento sono anche montagne sventrate in Italia per far posto a cave (di calcare, di argilla, di sabbia, di gesso), elettricità (oltre 5,2 miliardi di kilowattora, il 2% di quella utilizzata in tutto il Paese) e tanti combustibili. Sì perché il clinker, le palle di calcare e argilla che una volta macinate col gesso diventano cemento, devono cuocere in forni a temperature altissime (oltre 1.500 gradi).
In Italia si bruciano, ogni anno, tre milioni di tonnellate di carbone e coke di petrolio, o pet-coke. Questo combustibile è la crosta che rimane nelle vasche di decantazione del petrolio alla fine del processo di raffinazione, che viene grattata, macinata e messa sul mercato. Contiene idrocarburi policiclici aromatici (Ipa) e metalli pesanti (cromo, vanadio, nichel) oltre che zolfo e per questo fino al 1995 era considerato un rifiuto pericoloso. Poi è stato sdoganato, e oggi viene preferito al carbone perché ha un potere calorifico più alto. Intanto, complice il mercato del petrolio, il prezzo del petcoke è più che raddoppiato nell’ultimo anno e mezzo, e supera i cento euro per tonnellata. Il prezzo del combustibile incide per almeno un terzo sui costi di produzione. I 59 cementifici italiani (più altri 32 impianti di macinazione del clinker) hanno scelto di contenere le spese diventando inceneritori di rifiuti. O, meglio, coinceneritori, come li definisce il decreto legislativo 133 del 2005, che stabilisce per i forni dei cementifici gli stessi limiti di emissioni degli inceneritori veri e propri (che in Italia sono 41). Pneumatici, oli esausti, fanghi di depurazione e cdr (combustibile derivato dai rifiuti) diventano combustibili alternativi nei forni del cemento.
Come gli inceneritori, anche i cementifici vengono pagati per bruciarli. Una tonnellata di pneumatici, che all’interno di un forno hanno lo stesso potere calorifico di una tonnellata di carbone, frutta dai 5 ai 25 euro.
In Italia se ne bruciano oltre 60mila tonnellate, tra Barletta, Matera, Pescara, Scafa (sempre in provincia di Pescara) e Pederobba (Treviso)......LEGGETE L'INTERO DOCUMENTO SU http://www.scribd.com/doc/35230076/cementificio-inceneritore-mascherato

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