venerdì 30 luglio 2010

Lafarge:�Il cementificio di Pescara rispetta l�ambiente e la salute�

PESCARA. Dopo lo scandalo dell’acqua ci sarebbe stato quello dell’aria. Era quello che aveva detto il deputato Carlo Costantini qualche giorno fa parlando di presunti problemi di inquinamento dell’aria dovuti a smog, traffico e soprattutto al cementificio. Oggi la replica della direzione che assicura:«abbiamo tutte le autorizzazioni e non ci sono pericoli di sorta.

Investiamo moltissimo per tutelare l'ambiente».


COSTANTINI (IDV):«IL PROBLEMA NON E' L'AZIENDA MA CHI HA AUTORIZZATO LA COMBUSTIONE DI RIFIUTI».


«Lo stabilimento di produzione di cemento di Pescara, con circa 95 dipendenti ed un indotto di circa 700 persone, è in possesso dell’Autorizzazione Integrata Ambientale rilasciata dalla Regione Abruzzo il 04/08/2006 e svolge la propria attività nel pieno rispetto di tutte le prescrizioni e limiti di legge».
Così la direzione pescarese de Lafarge Adriasebina Srl che ricorda anche come le «emissioni dello stabilimento di Pescara sono periodicamente controllate dalle autorità preposte (Arta, Guardia Forestale...) le quali verificano le concentrazioni delle emissioni ai camini, la taratura e le calibrazioni degli analizzatori in continuo ed i certificati di analisi».
L’Azienda invece è tenuta a registrare e monitorare le proprie emissioni al camino del forno per mezzo di analizzatori a ciclo continuo, 24 ore su 24, periodicamente ed accuratamente sottoposti a verifiche, controlli e tarature da parte degli organi di controllo.
A questi controlli si aggiungono le analisi effettuate da laboratori esterni certificati.
Lo stabilimento di Pescara da oltre 50 anni produce cemento e leganti idraulici per la commercializzazione nel centro-sud Italia.
Inoltre, in coerenza con gli impegni assunti dal Gruppo Lafarge a livello mondiale per lo sviluppo sostenibile e responsabile, lo stabilimento recupera materia ed energia da materiali alternativi fin dal 1992.
«Precisamente l’utilizzo di combustibili alternativi nell’alto forno», spiega la direzione, «tecnica nota ed indicata dalla Comunità Europea quale Migliore Tecnica Disponibile, obbliga Lafarge al rispetto di limiti di emissione notevolmente inferiori di quelli imposti ad una cementeria che fa uso esclusivamente di combustibili convenzionali. Ad esempio per gli ossidi di azoto il limite per una cementeria che utilizza i combustibili alternativi è di 800 mg/Nmc contro un limite da 1800 a 3000 mg/Nmc per una cementeria che utilizza combustibile convenzionale».
Per questa serie di ragioni spiaga ancora la multinazionale «l’azienda non può essere paragonata ad un inceneritore in quanto i due sistemi sono profondamente differenti: scopo di un inceneritore è quello di bruciare i rifiuti a temperature di circa 850�C; finalità del cementificio è quello di produrre cemento di qualità per mezzo della cottura delle materie prime, argilla e calcare, ad una temperatura elevata che raggiunge circa 1800�C. Investiamo importi consistenti per il costante miglioramento delle proprie strutture e per la massima garanzia della salute dei cittadini e dei suoi dipendenti. Nel solo stabilimento di Pescara, tra gli investimenti più importanti in termini di monitoraggio e salvaguardia dell’ambiente, è stato realizzato negli ultimi 18 mesi, uno studio sulla ricaduta delle polveri che dimostra che in ogni condizione e direzione di vento, le concentrazioni rilevate al suolo sono ampiamente entro i limiti di legge posti a tutela della salute (anche 25 volte inferiori ai limiti), l’installazione, sul camino del forno, di un moderno sistema di abbattimento degli ossidi di azoto con un investimento di 650.000 euro nonchè, la messa in funzione del nuovo filtro a maniche, all’inizio del mese scorso (investimento di circa 4.2 milioni �), permette al nostro cementificio una ulteriore riduzione delle emissioni del 33% rispetto ai limiti imposti dalla normativa Europea».

03/10/2007 11.03

COSTANTINI (IDV):«IL PROBLEMA NON E' L'AZIENDA MA CHI HA AUTORIZZATO LA COMBUSTIONE DI RIFIUTI».

«Il problema non nasce dall'azienda Lafarge, sulla cui serietà imprenditoriale nessuno vuole dubitare. Il problema è nelle Amministrazioni pubbliche locali che − in controtendenza rispetto alle norme di prudenza e di cautela adottate in tutto l'occidente, che consentono la combustione di rifiuti solo a chilometri di distanza dai centri abitati − hanno consentito la realizzazione di tali attività nel perimetro urbano di una città di quasi 150.000 abitanti».
Risponde così oggi il deputato (Idv) Costantini che ha aggiunto,«il fatto, poi, che l'azienda produca cemento non consente di escludere che nella sostanza si tratti di un inceneritore, tenuto conto che, proprio come avviene per gli inceneritori, vengono bruciati nei forni pneumatici, carbon koche, olii esausti, CDR, etc».
Quanto, invece, ai parametri riferiti agli ossidi di azoto, l'azienda, sempre secondo Costantini, dovrebbe spiegare meglio alle popolazioni interessate le ragioni dei continui sversamenti di enormi quantità di ammoniaca che «mi riferiscono debba essere utilizzata proprio per contenere il continuo superamento dei limiti delle emissioni degli ossidi di azoto».
«Il paradosso è che la Regione, mentre autorizzava l'attività dell'inceneritore, probabilmente neppure sapeva che la propria agenzia di tutela dell'ambiente non ha neppure le attrezzature per operare controlli e rilevazioni sulle polveri sottili più pericolose (quelle da 2,5 micron) e sulla diossina».

03/10/2007 13.48

giovedì 29 luglio 2010

Combustibili da rifiuti nel forno del cementificio Oltre 500 firme per dire no


il Centro — 14 luglio 2010 pagina 19 sezione: PESCARA

SCAFA. Cdr, no grazie. E no anche al Cdrq, cioè al combustibile da rifiuto di qualità. Il movimento contrario alla volontà dell’Italcementi di bruciare nel forno della cementiera il Cdr, ha raccolto già oltre 500 firme di cittadini che si dicono contrari a questa eventualità. «Il Cdr inquina», dicono convinti, «ed è causa di malattie gravissime. Infatti gli studi conosciuti finora non assicurano l’innoquità delle emissioni dei forni dei cementifici che usano i combustibili da rifiuti». Alla protesta si associa anche la rappresentante sindacale Fials della Asl di Pescara Nicla Di Nisio che contesta un uso libero di questo tipo di materiale. A Scafa, fra l’altro, come fanno presente i consiglieri di opposizone Giampiero D’Ercole , Doriana D’Alimonte e Giovanni Tontodonati , «il Cdr dovrebbe usarsi come co-combustibile insieme con i vecchi pneumatici e il petcoke». «Questi due combustibili generano una miscela di inquinanti potenzialmente cancerogeni che sono alla base», sostiene D’Ercole, che di professione fa il medico, «dei numerosi tumori, malattie genetiche e malformazioni fetali verificatesi negli ultimi anni a Scafa e dintorni». «La sentenza del 12 dicembre 2008 della Corte di Giustizia Europea», conclude, «dice che il Cdr è un rifiuto che se bruciato crea danni alla salute e all’ambiente». Infine i consiglieri hanno nuovamente richiesto un consiglio comunale straordinario aperto anche ai cittadini. © RIPRODUZIONE RISERVATA -Walter Teti

Vibrazioni dai forni «Tremano le case vicino al cementificio»


il Centro — 30 giugno 2010 pagina 13 sezione: PESCARA

SCAFA. Vibrazioni dai forni del cementificio, trema una parte di Scafa con cinquanta case. Si tratta della zona della Civitella, l’area confinante con il cementificio dell’Italcementi. Dopo le denunce dei residenti, è il gruppo di minoranza di Rialzati Abruzzo a riportare il problema sotto i riflettori. «Un caso», accusa l’opposizione, «tenuto congelato e senza risposta per i cittadini». Il fenomeno risale al 1986 quando era sindaco Giampiero D’Ercole che firmò un’ordinanza di chiusura dello stabilimento Italcementi, perché fu rilevato che le vibrazioni dipendevano dal funzionamento dell’altoforno. Dopo l’ordinanza, seguì l’ammodernamento dell’impianto e il fenomeno si attenuò. Ma negli anni successivi, il problema si è ripresentato: dalle lamentele dei cittadini si è passata a una denuncia nel maggio del 2008. All’esposto, seguì un sopralluogo dei vigili del fuoco: con uno strumentazione adeguata, spegnendo progressivamente il complesso dei forni, fu accertato che il fenomeno delle vibrazioni scompariva. «Nell’ottobre nel 2008 il responsabile dell’ufficio tecnico comunale di Scafa», spiegano i consiglieri di Rialzati Abruzzo D’Ercole e Doriana D’Alimonte , «chiese alla Protezione grandi rischi dell’Aquila di intervenire con strumentazioni idonee per il controllo del fenomeno ma non ci fu nessun riscontro». Altro ricorso, dopo tanta preoccupazione tra i cittadini, fu presentato da un residente nel maggio del 2009: la segnalazione fu inviata a sindaco, vigili del fuoco, Asl, Protezione civile, Arta e genio civile. Il prefetto, dopo la denuncia, sollecitò l’interessamento del Comune. «Ma fino a oggi», ribadiscono i due consiglieri, «non c’è stato nessun riscontro». Un’altra denuncia fu presentata, nell’ottobre 2009, a sindaco, ministero della Salute, ministero dell’Ambiente, Legambiente e consiglio comunale di Scafa. «Ma la denuncia», assicurano D’Alimonte e D’Ercole, «non è stata mai consegnata ai consiglieri. Il prefetto tornò a sollecitare il Comune per un intervento ma nessuna comunicazione è agli atti. Insomma, si tratta di mistero profondo mentre i cittadini di Scafa soffrono. Qui», concludono, «siamo già immersi nei rumori, nella polvere e nelle vibrazioni. Chiediamo che qualcuno intervenga e ci faccia capire la verità». Walter Teti ©

Italcementi, il consiglio si spacca.


il Centro — 16 giugno 2010 pagina 23 sezione: PESCARA

SCAFA. C’è una nota positiva nel consiglio comunale straordinario di ieri incentrato sulla richiesta della Italcementi di utilizzare il Combustibile da rifiuti (Cdr) nei propri impianti di produzione: è che l’aula consiliare era stracolma di gente interessata al problema. Aspetto sottolineato da vari consiglieri e anche dal sindaco di Scafa, Dino Marangoni . Ma c’è anche una nota negativa ed è stata quella di non aver ammesso a parlare il pubblico che, in tante occasioni, ha chiesto di poter intervenire. Il presidente del consiglio comunale Antonio Dell’Orso ha comunque comunicato che, a breve, sarà convocata una pubblica assemblea sull’argomento. L’altra nota positiva è che si è dato mandato al sindaco di approfondire le ricerche, recuperare gli studi sul Cdr e sugli effetti sull’ambiente e sulla salute, curando anche i contatti con gli enti sovracomunali, in modo che possano riferire in un prossimo consiglio comunale, secondo la proposta del gruppo di minoranza di Valter De Luca e Lanfranco Ciamponi . Il risvolto negativo è stato quello di negare la formazione di una commissione paritetica con a capo il sindaco ma composta anche di rappresentanti delle associazioni, di cittadini ed esperti del settore, proposta invece dal gruppo di Rialzati Abruzzo di Doriana D’Alimonte , Gianpiero D’Ercole e Giovanni Tontodonati . Su questa votazione il consiglio si è spaccato, sebbene tutti i consiglieri intervenuti si siano dichiarati a favore della salvaguardia della salute pubblica. I dati riferiti da D’Ercole sui pericoli per la salute umana delle emissioni in atmosfera dei prodotti della combustione del Cdr, che lo stesso D’Ercole ha recuperato da pubblicazioni scientifiche internazionali, sono stati ascoltati come utili informazioni così come la sentenza della corte di giustizia della Comunità europea che vieta l’uso del Cdr per effetti nocivi rilevati. In particolare, Doriana D’Alimonte ha chiesto anche un intervento dell’Arta sulla misurazione delle micropolveri nell’atmosfera di Scafa con riferimento alle pm10, che sarebbero prodotte anche dalla combustione del Cdr che, comunque, nella cemenificio di Scafa avverrebbe in una camera di combustione non equiparabile a un termovalorizzatore in grado di abbattere notevolemente le emissioni pericolose. © RIPRODUZIONE RISERVATA -Walter Teti /

«Non usate quel combustibile»

il Centro — 15 giugno 2010 pagina 19 sezione: PESCARA

SCAFA. E’ prevista una larga partecipazione di cittadini, ma anche di sindaci e amministratori dei centri limitrofi, alla seduta straordinaria di consiglio comunale indetta, su richiesta dei due gruppi di minoranza, per discutere della possibilità di bruciare combustibile da rifiuto (il Cdr) per l’alimentazione dell’alto forno del cementificio dell’Italcementi. I più decisi a dire no a questa evenienza - il procedimento di combustione dei rifiuti nella cementiera viene ritenuta dannosa -, sono i consiglieri del gruppo Rialzati Abruzzo composto da Doriana D’Alimonte, Gianpiero D’Ercole e Giovanni Totodonati. L’altro raggruppamento composto da Valter De Luca e Lanfranco Ciamponi mantiene una posizione meno severa mostrandosi aperto al dialogo, mentre Sante Di Paolo si era espresso in maniera contraria già da quando era assessore provinciale all’Ambiente. Interlocutoria la posizione dell’amministrazione che «prima di prendere una decisione a riguardo», spiega il sindaco Dino Marangoni «ha bisogno di acquisire i risultati degli studi a riguardo, in ogni caso la nostra preoccupazione sarà di salvagurdare la salute dei cittadini». L’assessore all’Ambiente Fausto Canù si farà portavoce della proposta della costituzione di una commissione comunale per approfondire il problema. Che comunque non riguarderebbe il solo territorio di Scafa, ma anche quello del circondario per le ricadute delle emissioni in atmosfera «considerate a rischio fino a svariati chilometri di distanza». Per il consigliere Gianpiero D’Ercole , che in qualità di medico studia da tempo il problema, «il Cdr nelle cementerie crea danni alla salute in maniera certa, e lo dice in una inequivocabile sentenza anche la Comunità Europea. Dare queste informazioni per me», sottolinea il medico, «è un dovere deontologico esercitato in difesa dei cittadini e dei lavoratori. Auspico comunque che fra il sindaco e l’Italcementi si intavoli una sana trattativa. La bibliografia medica mondiale», osserva D’Ercole, «ha dati che affermano l’aumento dei tumori in un raggio di 3,5 km dal 6 al 24%. Una cifra decisamente preoccupante. Spero che sindaco e assessori si ricordino che l’amministrazione è sovrana dopo i pareri della Provincia e della Regione, che invito a riflettere in egual misura sul serissimo problema». © RIPRODUZIONE RISERVATA -Walter Teti /

«Energia da rifiuti, primo tutelare la salute»


il Centro — 13 giugno 2010 pagina 20 sezione: PESCARA

SCAFA. «Affrontiamo il consiglio comunale straordinario di martedì con la convinzione di mettere al primo posto la salvaguardia della salute pubblica». È quanto afferma il sindaco Dino Marangoni commentando l’ordine del giorno dell’assemblea: la possibilità di utilizzare da parte della Italcementi il combustibile da rifiuto (Cdr) per l’alimentazione del bruciatore dell’altoforno. A sollecitare la discussione in consiglio, due documenti dei rispettivi gruppi di opposizione all’indomani della richiesta della società alla Regione dell’autorizzazione a bruciare Cdr. In paese, infatti, ci sono tensione e preoccupazione per gli allarmi lanciati sulla possibile nocività dei prodotti della combustione che sarebbero immessi in atmosfera, visto che non ci sono studi che escludano questa evenienza. «Tutte le parti politiche rappresentate in consiglio» interviene l’assessore all’Ambiente Fausto Canù «dovranno esprimersi sull’argomento assumendosi pubblicamente le responsabilità. Da parte mia proporrò la costituzione di una commissione consiliare alla quale aggregare esperti del settore per poter fornire agli amministratori gli elementi sufficienti per poter decidere in merito». A chiedere che il consiglio assuma da subito una decisione di netta opposizione al progetto c’è il gruppo di Rialzati Abruzzo formato da Doriana D’Alimonte, Giampiero D’Ercole e Giovanni Tontodonati che, fra le altre cose, sostengono che Scafa non deve essere trasformata in una pattumiera, destinazione giornaliera di Tir carichi di rifiuti di ogni genere. Nel dibattito si inserisce anche il sindaco di Alanno Enisio Tocco , che in passato ha sventato il tentativo di impiantare un impianto Cdr sul territorio cittadino. «Questo problema non è confinato a Scafa. Investe tutta la media Val Pescara» dice. «E noi come sempre ci ritroviamo a combattere per l’ambiente per salvaguardarci da iniziative private. Invece è la politica che dovrebbe risolvere il problema con un piano energetico, e una programmazione che detti regole anche sulla possibilità di bruciare il Cdr». © RIPRODUZIONE RISERVATA -Walter Teti /

«Consiglio straordinario per dire no all Italcementi che vuole bruciare rifiuti»

il Centro — 12 giugno 2010 pagina 19 sezione: PESCARA

SCAFA. Si apre una nuova battaglia ambientale a Scafa sulla proposta della società Italcementi di voler ardere combustibile da rifiuto (Cdr) nel bruciatore del cementificio. La tensione creata dalla notizia ha già valicato i confini del paese, coinvolgendo sindaci e cittadini dei centri di tutta la Val Pescara. L’argomento sarà discusso martedì pomeriggio, alle 17.30, in un consiglio comunale straordinario richiesto dal gruppo di opposizione composto da Doriana D’Alimonte, Giampiero D’Ercole e Giovanni Tontodonati. Il tema è stato affrontato anche dall’altro gruppo di minoranza, composto da Valter De Luca, Sante Di Paolo e Lanfranco Ciamponi , che ha presentato una relazione, giudicata però meno «intransigente» di quella dei colleghi. «L’utilizzo del Cdr», spiegano D’Alimonte, D’Ercole e Tontodonati, «sarà soggetto ad autorizzazione regionale, che sarà rilasciata non appena il Cementificio completerà lo studio di impatto ambientale. Insomma temiamo che si avvii a bruciare rifiuti senza che la popolazione sia informata di ciò che sta accadendo e senza avere un minimo di sicurezza sugli effetti che un bruciatore di Cdr provoca sull’ambiente e soprattutto sulla salute umana. Sì, perché il bruciatore del cementificio non è un termovalorizzatore idoneo per il Cdr, ma lo si può considerare un semplice inceneritore, che sicuramente», sostengono i tre consiglieri, «non dà garanzie sulle emissioni. Del resto, ci sono pareri autorevolissimi di studiosi di livello mondiale che dicono di non potersi esprimere perché non ci sono riferimenti ed esperienze significative a riguardo». I tre consiglieri ricordano come anni fa i cittadini di Alanno e Rosciano impedirono la costruzione di un termovalorizzatore sui loro territori. «Figuriamoci se qui», insistono, «si può usare un altoforno per incenerire rifiuti». Nella proposta di delibera i tre consiglieri chiedono che vengano misurati i livelli di micropoveri presenti nell’aria a Scafa, anche se non richiesto dalle leggi, perché sono altamente nocive, e propongono la costituzione di una commissione presieduta dal sindaco Dino Marangoni quale massima autorità sanitaria per seguire quanto sarà deliberato dal consiglio. © RIPRODUZIONE RISERVATA -Walter Teti /

Combustibile derivato dai rifiuti, a Scafa scontro tra oppositori e Legambiente

SCAFA. I cittadini di Scafa stanno continuando a raccogliere le firme per impedire l’utilizzo del Cdr all’interno dell’Italcementi mentre il sindaco, Dino Marangoni, va per la sua strada.
Il primo cittadino, infatti, ha deciso di rimettersi alla volontà degli “esperti” regionali e sarebbe in procinto di chiudere la trattativa per ottenere le aree demaniali che l’Italcementi ha in concessione. «Marangoni», contestano i consiglieri Doriana D'Alimonte, Giovanni Tontodonati e Gianpiero D'Ercole, «anziché rivestire il ruolo di garante dei propri cittadini, dà per scontato che è giusto avere un inceneritore nel centro del paese, senza considerare che la salute non ha prezzo e non può essere considerata merce di scambio».
Ai consiglieri non bastano le poche rassicurazioni arrivate in questi giorni anche da Legambiente: «ci dicono di non aver paura, che il Cdr è meno inquinante di altri combustibili, che finora abbiamo respirato emissioni ben più inquinanti (PFU – pneumatici fuori uso dal 1999 etc.). In questi ultimi 10 anni», chiedono ancora i consiglieri, «dov’era Legambiente quando venivano bruciate queste sostanze altamente tossiche? Perché Angelo Di Matteo, responsabile regionale dell’associazione ambientalista, a Pescara si è battuto a tutela della salute chiedendo un accordo affinché al cementificio venisse trovata una localizzazione al di fuori del contesto urbano? Anche l’impianto di Scafa è situato nel pieno centro paese, così, invitiamo il signor Di Matteo al prossimo Consiglio comunale straordinario sul CDR, che si terrà a breve e sarà aperto al pubblico, per chiarire definitivamente la situazione sgombrando il campo da dubbi e polemiche che secondo il circolo di Legambiente di Scafa sono “parziali e fuorvianti”».
Intanto è stato fissato per domani pomeriggio, alle 17, un incontro tra consiglieri e Legambiente per analizzare l'attuale situazione.
Proprio l'associazione ambientalista ha ricordato che la sentenza della Corte di giustizia europea del 22 dicembre 2008 «non vieta l’uso del Cdr di qualità (Cdr-Q) perché nocivo ma ha giustamente condannato l’Italia per aver escluso il Cdr-Q (e i rottami ferrosi) dalla normativa sui rifiuti, dopo che il Codice ambientale (il decreto legislativo 152 del 2006) lo aveva classificato come combustibile».
Le condizioni per Legambiente sono chiare: «vogliamo la garanzia di massima trasparenza e informazione alla cittadinanza sull’iter per valutare e autorizzare la combustione del cdr nella cementeria, la pianificazione di una serie di interventi migliorativi dell’impianto per ridurre il suo
impatto ambientale, il miglioramento dei controlli ambientali da parte degli enti pubblici».
Per l'associazione, inoltre, il Cdr deve essere di elevata qualità, ed è necessaria la previsione di compensazioni ambientali e non economiche, per ridurre l’inquinamento che grava sulla popolazione di Scafa e dei comuni limitrofi.
Si chiede, infine, che la combustione del cdr negli impianti industriali esistenti in Abruzzo debba riguardare i rifiuti di origine regionale e debba «ridurre concretamente la necessità di costruire nuovi impianti di incenerimento».